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Imparare a riconoscere la CIO è il primo passo per trattarla con successo.
Prendersi cura di una persona non autosufficiente è un compito che richiede attenzione, empatia e una preparazione continua. Chi vive in una condizione di disabilità fisica e/o cognitiva può soffrire di molteplici disturbi correlati alla propria fragilità, ma ce n’è uno che spesso rimane invisibile: la stitichezza cronica.
Quando il paziente è anche in trattamento con farmaci oppioidi per il dolore, il rischio che si tratti di Costipazione Indotta da Oppioidi (CIO) è molto alto. Riconoscerla è fondamentale: imparare a identificarla è il primo passo per trattarla con successo.
In questo articolo parleremo della CIO nei pazienti non autosufficienti, perché può essere sottovalutata, e soprattutto cosa può fare concretamente un caregiver per migliorare la qualità della vita della persona assistita.
La CIO nei pazienti non autosufficienti
Sebbene i dati siano variabili, si stima che la CIO interessi una percentuale compresa tra 40 e 90% dei pazienti in trattamento con oppioidi, con una prevalenza oscillante tra il 60 e il 90% nei soggetti con patologie neoplastiche1. La condizione di costipazione potrebbe essere ancora più difficile da gestire nei pazienti non autosufficienti, che spesso sono in trattamento continuativo per dolore cronico, magari correlato a patologie oncologiche, neurologiche o degenerative.
Nei pazienti non autosufficienti, la gestione può essere complicata dal fatto che:
- non si riesce a comunicare il disagio
- si prova vergogna nel parlare di stitichezza
- non si comprende l’origine del proprio malessere intestinale
Questo silenzio o difficoltà di comunicazione possono peggiorare il sintomo, generare dolore addominale, irritabilità, difficoltà nell’alimentazione e, nei casi più severi, anche il rifiuto della terapia analgesica.
Come riconoscere la CIO: non una stitichezza “qualunque”
Spesso il caregiver si accorge che “qualcosa non va” solo quando il disagio è già molto avanzato. È importante sapere che la CIO è diversa dalla stitichezza funzionale: non dipende da alimentazione o sedentarietà, ma dal legame diretto tra farmaci oppioidi e rallentamento del transito intestinale.
Ci sono alcuni segnali che è possibile osservare:
- Dolore riferito e gonfiore addominale
- Senso di evacuazione incompleta
- Assenza di evacuazione per più giorni consecutivi
- Malessere generale associato al movimento intestinale
- Aumento della rigidità, irrequietezza o rifiuto del cibo (nei pazienti non comunicanti)3
💡 Attenzione: Se la persona assistita assume oppioidi e manifesta uno o più di questi sintomi, è possibile che soffra di CIO. È essenziale riferirlo al medico.
Perché i lassativi comuni non bastano?
Una delle risposte più frequenti di fronte alla stitichezza è l’utilizzo di lassativi. Ma nel caso della CIO questa scelta può non essere efficace e comportare, quindi, ulteriore disagio. I motivi sono dettati dal fatto che i lassativi generici:
- Non agiscono sul meccanismo specifico della CIO (data dall’effetto degli oppioidi sui recettori intestinali)
- Possono causare crampi, scariche improvvise e pericolo di disidratazione
- Non sono adatti per un uso prolungato nel tempo
Come riportato in uno studio2, i lassativi, pur essendo comunemente utilizzati, non risolvono le cause fisiopatologiche sottostanti, che richiedono trattamenti specifici.
Trattamenti specifici per la costipazione indotta da oppioidi (PAMORA)
Oggi esistono trattamenti mirati per la CIO che possono essere integrati in un piano terapeutico. Una classe di farmaci specifica, i PAMORA (Peripherally Acting Mu-Opioid Receptor Antagonists), è in grado di agire direttamente sui recettori intestinali bloccati dagli oppioidi, senza interferire con l’efficacia analgesica.

Leggi di più sui trattamenti per la CIO
Scopri come affrontare la Costipazione Indotta da Oppioidi
Cosa può fare il caregiver: 5 consigli utili
1. Osserva e registra
Tieni un diario intestinale: frequenza delle evacuazioni, consistenza delle feci, eventuali episodi di dolore, alimentazione, attività fisica. Sarà molto utile per aiutare il medico a fare diagnosi e impostare una terapia efficace.
2. Favorisci il movimento, se possibile
Se il paziente può muoversi, anche minimamente, favorisci brevi attività fisiche compatibili con il suo stato. Anche la mobilizzazione passiva o la fisioterapia possono aiutare la motilità intestinale.
3. Aiuta a mantenere una dieta adeguata
Un’alimentazione ricca di fibre, con frutta, verdura e una buona idratazione, può supportare la regolarità intestinale. Ma attenzione: non basta da sola a risolvere la CIO, quindi non sostituisce la terapia medica. In alcuni casi, poi, è impossibile intervenire sull’alimentazione a causa di altre problematiche.
4. Parlane con il medico, la stitichezza è un disturbo importante da non sottovalutare
Non avere remore a parlare apertamente della stitichezza, anche se può sembrare un argomento delicato o un disturbo, tutto sommato, minore. La CIO è una condizione frequente ma solo se comunicata in modo chiaro e tempestivo può essere gestita correttamente.
5. Chiedi se esiste una terapia mirata
Se il medico non l’ha ancora fatto, chiedi esplicitamente se la stitichezza potrebbe essere legata alla terapia farmacologica e se esistono opzioni diverse dai lassativi. Il dialogo è il primo strumento per migliorare la qualità della vita della persona assistita.
Caregiver: molto più di un’assistenza
Prendersi cura di una persona non autosufficiente significa anche accorgersi di ciò che non viene detto. La stitichezza può sembrare un disturbo minore, ma nel contesto del dolore cronico e della fragilità può diventare un ostacolo enorme al benessere quotidiano.
Imparare a riconoscere la CIO è il primo passo per trattarla con successo.
Come caregiver, il tuo ruolo è fondamentale: non sei solo un supporto pratico, ma anche un ponte tra il paziente e la possibilità di sentirsi meglio.
👉 Se hai dubbi o riconosci i sintomi descritti, parlane con il medico. La CIO si può trattare. E, con il giusto aiuto, si può vivere meglio.
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